domenica 1 aprile 2012

Quando l'amore fugge via - undicesima puntata




Questo è un racconto di fantasia, ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.


Prima di iniziare la puntata voglio dedicare a tutti i miei amici una bella e triste poesia di Prèvert, che parla di un amore finito..come quello di Fabiana e Sergio, e del dolore che si prova, come quello provato da Fabiana...







Lui ha messo il caffé nella tazza
Lui ha messo il latte nel caffé
Lui ha messo lo zucchero nel caffelatte
Ha girato il cucchiaino
Ha bevuto il caffelatte
Ha posato la tazza
Senza parlarmi
Si è acceso una sigaretta
Ha fatto dei cerchi di fumo
Ha messo la cenere nel portacenere
Senza parlarmi
senza guardarmi
S'è alzato.
S'è messo sulla testa il cappello
S'è messo l'impermeabile
perchè pioveva
E se n'è andato
Sotto la pioggia
senza parlare
senza guardarmi.
E io mi sono presa
la testa fra le mani
E ho pianto.



La famiglia d'origine del padre di Sergio era una tipica famiglia patriarcale del sud, composta da un padre-padrone, una moglie dimessa e assoggettata, due figlie ed un unico figlio maschio, il padre di Sergio, appunto.







Il padre usciva all'alba per andare a lavorare, lasciando la moglie alle faccende domestiche ed alla cura dei figli , e tornava la sera, stanco, quasi abbrutito dal duro lavoro, senza nemmeno voglia di parlare.
A costo di duri sacrifici per sè e la famiglia, riuscì alcuni anni dopo il matrimonio, a migliorare la loro situazione economica, entrando in società con un cugino nell'apertura di un piccolo cantiere navale.
L'unico figlio maschio, Nicola, era trattato dal padre bruscamente, in quanto "uomo", ma era il solo che  considerasse degno delle sue attenzioni e parole.
La moglie e le due figlie, in quanto "femmine" erano ai margini delle sue considerazioni; se a tavola c'era l'ultimo, prelibato boccone, spettava di diritto al figlio, le uniche, poche lodi erano per lui.
Nicola, quindi, crebbe con questi insegnamenti, profondamente convinto che nella vita ci fosse una dicotomia dei doveri e dei piaceri: quelli per le donne e quelli per gli uomini.
Affiancò presto il padre nel lavoro, lasciando quasi subito gli studi, considerati dal padre "perditempo per smidollati o per femmine".
Crescendo si fece un bel ragazzo, irrobustito ed abbronzato dal lavoro all'aperto, con occhi d'un intenso azzurro , un viso duro raramente illuminato da un sorriso.







Una domenica pomeriggio passeggiava con un amico nel corso principale della città e restò affascinato dalla visione che gli si prospettò davanti: una famigliola passeggiava in senso inverso, e sempre più si avvicinava alla sua traiettoria la figura della più bella ragazza che  avesse mai visto.
Il suo aspetto si discostava nettamente da quello delle ragazze, brune e in carne, con cui lui solitamente usciva: era un'eterea fanciulla, snella e flessuosa, dai capelli color tiziano ed una carnagione candida che emanava un'aura luminosa.







Quando si incrociarono Nicola non riuscì a distogliere lo sguardo, ma la ragazza guardava dritto davanti a sè come se non si fosse accorta di lui.
Il nome della bellissima ragazza era Giada, aveva appena sedici anni, pochi se confrontati ai venticinque di Nicola; lui era ormai un uomo, lei poco più di una bambina.
La famiglia di Giada era meno benestante ma culturalmente più evoluta, il padre, originario di una  città del Nord Italia,  era insegnante elementare, la madre casalinga, amante delle rappresentazioni  teatrali e liriche a cui si recava con le sorelle o con Giada, da quando era diventata una signorina.
Nicola  riuscì a far sapere ai genitori della ragazza che aveva piacere di conoscere e frequentare la loro figliola, ma il padre, informatosi sul giovanotto e sulla famiglia, oppose  un  netto diniego.
Lui uomo del continente con una formazione più progredita e colta, non gradiva che la figlia entrasse in una famiglia, ai suoi occhi, arretrata, patriarcale, con valori ancorati  al secolo prima.
Inoltre tra i due giovani c'era una differenza di età eccessiva, oltre ad un divario culturale.
Contrariamente a Nicola che aveva interrotto presto gli studi per lavorare, Giada era una brillante studentessa dell'Istituto Magistrale.
 Rispose quindi agli intermediari che il giovane doveva mettersi il cuore in pace, non era adatto a sua figlia.
Come tutte le storie contrastate anche in questa gli animi dei giovani si accesero alla fiamma dell'ingiustizia e del divieto..e dopo quattro anni di fidanzamento convolarono a nozze.
Dalla loro unione nacque, con malcontento di Nicola che ambiva al figlio maschio, prima una bimba, morta a causa di una disgrazia a soli due anni.
Con la carente delicatezza che lo caratterizzava, senza aspettare che la moglie si riavesse dalla tragedia, Nicola insistette per concepire possibilmente l'agognato figlio e dopo due anni nacquero i gemellini; uno dei due, ovviamente, era Sergio.












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2 commenti:

  1. che famiglie interessanti... ci vorrebbe un romanzo alla maniera di Isabel Allende...per raccontarle tutte...

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  2. mi ha commosso la poesia perchè so quanto è vera e per il resto brividi e gioia.

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