sabato 23 giugno 2012

A come amicizia

L'amicizia come valore pregnante della nostra vita, oltre alla famiglia, oltre all'amore.
In famiglia puoi avere la fortuna di avere una sorella o un fratello che oltre ad essere naturalmente un tuo consaguineo ti è anche amico\a; però spesso non è così.
Nel caso di noi donne, si può essere sorelle ma si può non essere complici, può non esserci quell'affinità elettiva che porta due persone a diventare amiche.
Nel mio caso, ad esempio, ho tre sorelle, ma solo con due ho affinità, intimità, complicità, con una no. Siamo sorelle, naturalmente ci vogliamo bene, stop.
Ma tra due donne lontane, lontanissime, un incontro fortuito, una condivisione inaspettata, possono essere i presupposti di quella che diventerà un'amicizia.
A volte penso  che ci sono le "sviste" di amicizia, io la chiamo amicizia a "castello di carte"..fin quando i due attori riescono a mettere in equilibrio una carta sull'altra, il castello di carte regge, ma appena uno dei due per fretta o per superficialità posiziona male la carta, viene meno il baricentro ed il castello crolla..oppure se sopra vi soffia un venticello leggero di invidia o risentimento..il castello trema e implode.




Ce ne sono tante di queste amicizie, se ne trovano quante se ne vogliono..poi oggi facebook ce ne offre in gran quantità!
Alcuni teorici sostengono che l'amicizia è basata sostanzialmente sullo scambio; io faccio alcune cose per una mia amica e lei ricambia facendone altre per me.
No..troppo sterile come concetto..mi sta  stretto...certo, nell'amicizia può esserci lo scambio inteso in questo senso..ma non deve essere una prerogativa, nè una pretesa.
Io in un determinato momento posso decidere di fare delle cose per una mia amica, perchè sento che in quel momento è giusto farle, ma senza aspettarmi che lei in futuro faccia altrettanto.
Decade il valore del gesto se tu lo fai aspettandoti necessariamente qualcosa in cambio.
Lo scambio che io intendo nell'amicizia è quello delle emozioni, delle esperienze, delle gioie, delle confidenze; questo è l'unico scambio per me imprenscindibile nell'amicizia.
Presupposti dell'amicizia sono il rispetto, il sentirsi uguali, nel senso l'uno all'altezza dell'altro, la complementarietà.
Amicizia è rispettare le differenze dell'altro..si può essere simili e rimanere indifferenti, viceversa, si può essere diversissimi e diventare amici per la vita, fino all'ultimo respiro.
Un altro elemento imprescindibile dell'amicizia è la fiducia: una sua rappresentazione figurata è dare le spalle al tuo amico, fermo dietro di te, lasciarsi cadere indietro, fiducioso che il tuo amico, pronto, ti sosterrà.




Amicizia è ascolto, silenzio, attenzione, accoglimento, condivisione..in un'epoca in cui tutti urlano e nessuno ascolta, in cui ci si parla addosso senza prestare attenzione all'altro, in cui ci si barrica nelle proprie certezze e convinzioni senza aprirsi alle differenze e particolarità degli altri, in cui c'è la brama di volere per sè tutto e subito senza generosità verso gli altri, nella nostra epoca, l'amicizia è un valore sbiadito, accantonato, dimenticato.
Amicizia è empatia verso l'altro, sentire il suo stesso sentire, accogliere la gioia dentro di te se il tuo amico è felice, provare una stretta al cuore se il tuo amico soffre.
E se la persona amica non condivide una tua scelta apprezzare il suo consiglio anche se sai che poi non lo seguirai, riconoscere la sua lealtà se esprime il suo concetto stridente col tuo, piuttosto che dire quello che ti farebbe più piacere.
Amiche mie...o conoscenti, qualcuna è amica, molte altre conoscenti..l'amicizia è la cosa più difficile, rara, preziosa, delicata che esista..è prorio vero che chi custodisce un amico tiene un tesoro!



venerdì 22 giugno 2012

Dulcamara - Settima puntata

Questo è un racconto di fantasia, ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale.





Durante il successivo colloquio chiesi a Luisa di parlarmi liberamente del rapporto tra lei ed il marito.
Dopo essersi accesa la solita sigaretta, rivolse lo sguardo verso un punto indefinito e cominciò, con calma, a raccontare.
Arnaldo durante la loro iniziale frequentazione, si dichiarò subito molto preso da lei; forse perchè Luisa, di contro, si mostrava sfuggente e non particolarmente coinvolta.
In effetti, anche se Arnaldo era indubbiamente un bel ragazzo, lei non era favorevole all'idea di iniziare una relazione con lui.
Aveva una  particolare visione della realtà che si discostava dalla maggior parte delle sue coetanee; le altre ragazze incentravano i loro interessi sulla ricerca di un ragazzo con cui avere una storia, sulle uscite il sabato sera e verso quale ragazza-rivale rivolgere l'astio e la competizione.
A lei queste cose non interessavano, le letture erano il suo grande amore, e aveva ereditato dalla madre il gusto per l'arte.
Aveva pochissime amiche, o forse più esattamente, nessuna le era veramente amica; appoggiò  il viso sul palmo della mano e  disse : "Strano..tutte hanno almeno un'amica!"




Sorrisi a quella affermazione e senza commentare la invitai a proseguire nell'esposizione.
Rispose al mio sorriso ricordando un episodio intercorso tra lei ed Arnaldo; una delle volte che avevano finito di fare l'amore, lei scorgendo un blocchetto per appunti ed una matita lasciati per terra, li raccolse, e dopo aver fissato per alcuni minuti la figura di Arnaldo, nudo, sul letto, schizzò la sagoma con pochi, decisi tratti.
Quando gli mostrò il disegno lui fu sorpreso dalla sicurezza della sua mano, anche se rimase sconcertato da un particolare: lo aveva disegnato senza l'organo sessuale!
Le chiese corrucciato il motivo di quella..omissione e lei, ridendo e mordicchiando la matita gli rispose che aveva optato per una pudica ..censura!





Lui era una persona equilibrata, serena, sorrideva alla vita, era sempre fiducioso nei confronti delle persone e delle occasioni che gli si presentavano.
Contrariamente a lei, insicura, dubbiosa nei riguardi degli altri, con uno spiacevole senso di inadeguatezza nelle varie situazioni che le si presentavano.
Presto realizzò che quando lui la stringeva tra le braccia provava una sensazione di calma e sicurezza che, come un balsamo, alleviava le sue paure ed ansie.
Fu questo che la fece decidere ad intraprendere il percorso a due, lasciandosi condurre per mano da Arnaldo, e, pur non essendo innamorata, un anno dopo accettò di sposarlo.
Tale rivelazione non mi sorprese e prima che lei proseguisse le chiesi a bruciapelo: "Sei mai stata innamorata, Luisa?"
Un'ombra le oscurò lo sguardo e dopo qualche istante rispose: "Si..una vita fa..e quello che ti dirò forse ti .. impressionerà"
Appoggiai bene la schiena contro la spalliera della poltroncina e respirando dissi "Sono qui per ascoltarti, continua a fidarti di me." E rimasi in ascolto.



sabato 9 giugno 2012

Se tutte le donne fossero solidali tra loro...








Questo post ha un significato quasi catartico per me, voglio togliermi qualche sassolino dalla scarpa, voglio rievocare e quindi liberarmi del tutto, di piccoli, apparentemente insignificanti episodi del mio passato, scrivendone! Alla base di questi episodi c'è la mancanza di solidarietà di tante donne verso le altre donne, la diffidenza innata che alcune, forse molte, donne in età che definirei "attiva ovaricamente" hanno verso altre donne altrettanto attive.
Diversi anni fa ero una giovane donna, oggi si direbbe ragazza, fresca di separazione con una bimba di cui prendersi cura.





Fu quello un periodo molto sofferto per me, perchè contemporaneamente alla mia separazione ci fu la malattia e la morte di mio padre,  ancora giovane.
Un padre amatissimo da noi figlie perchè meritava di esserlo, non solo in quanto nostro padre, ma perchè era una delle persone più splendide che io abbia conosciuto nella mia vita.
Eravamo state fortunate, privilegiate, ad avere avuto un padre così..e ci disperavamo all'idea di perderlo così presto.
Quando fu disteso,dopo la morte, sul talamo funebre, una delle mie sorelle ed io, ci sedemmo accanto e rimanemmo in silenzio, per ore, a fissare il suo bel volto ormai rasserenato dopo le sofferenze atroci degli ultimi giorni. Volevamo imprimere fin nei più reconditi meandri delle nostre menti il suo viso, prima  che lo portassero via per sempre, rapito ai nostri sguardi, perchè  mai più avremmo potuto osservarlo, mai più..
Fu un anno terribile per me, ancora giovanissima eppure piegata sotto i colpi duri della vita, di contro avevo una bambina piccola che richiedeva le mie attenzioni, le mie coccole, i miei sorrisi, il mio amore. Mi ritrovai spesso a stringerla forte al petto e sussurrarle la stessa frase all'orecchio: "Mamma non è il Titanic, lei è inaffondabile, te lo giuro!" E lei ridendo ripeteva "Sei annaffabile! Non sei il Tictan!"





Ero una donna giovane e carina da poco sola, nel senso non più accompagnata ad un uomo, e una certa parte dell'universo maschile che evidentemente prima mi guardava da lontano con desiderio represso, si fece avanti in maniera scoperta ed indelicata.
La cosa ovviamente non mi stupiva più di tanto, mi sconcertava l'evidenza che, secondo i loro cervelli bacati, una donna appena rimasta sola, dovesse sentire necessariamente l'esigenza di rimpiazzare l'uomo perso o lasciato, con uno stallone pronto per la monta!
Ma furono  altri gli episodi che mi fecero del male dentro, ovvero il comportamento di alcune conoscenti, sposate, che prima si adoperavano per essermi amiche, e dopo la mia separazione, si allontanarono da me, probabilmente vedendomi come una..mina vagante!






Da candidata ad amica, quando ero sposata, venni bollata come "possibile rubamariti"..senza che io avessi fatto un plissè! Ero esattamente la stessa di prima, con in più fardelli dolorosi sulle giovani spalle, ma di questi a loro non importava, ai loro occhi io ormai  ero una Mata Hari contemporanea.





Cambiarono palesemente il loro atteggiamento, manifestarono apertamente ai mariti  la loro diffidenza nei miei confronti, diffidenza..nei miei confronti!
Dopo la rabbia iniziale per il loro ingiusto atteggiamento, provai solo pena per quelle donne, così insicure di sè stesse da temere il gravitare di qualsiasi donna, da poco sola, nell'orbita dei loro mariti.
Oggi vorrei dire a queste signore, allora giovani come me, che se sfiducia dovevano provare, dovevano indirizzarla molto più vicina a loro..ovvero verso i loro mariti!
E' vero, loro, chi velatamente, chi più manifestamente, ci provarono con me, lamentandosi anche della monotonia delle mogli e della gelosia nei miei confronti!!!
Ovviamente le  attenzioni furono tutte da me rispedite alle loro signore, perchè io non avevo nè l'indole, nè lo stato d'animo per "rubare" il marito a nessuna.
Inoltre, neanche se io avessi avuto attitudini da ruba-mariti, li avrei trovati interessanti...loro, le mogli, si accontentavano di tenerseli stretti per la paura folle di ritrovarsi SOLE..come me!
 La riflessione che sorge spontanea è perchè alcune donne non provano solidarietà verso le altre che si ritrovano ad affrontare situazioni difficili, sofferte; perchè scatta subito la molla del pericolo, della competizione, della lotta per il premio, ovvero l'uomo, lotta per conquistarlo o per tenerselo.
L'uomo non è il nostro "premio", e noi non dobbiamo sentirci sempre in competizione con le altre donne per "vincere" il premio. Il premio siamo noi stesse, il premio è il raggiungimento della stima di noi in quanto persone autonomamente di valore, il premio è riuscire a sentirsi solidali con le altre donne, non aspettare che l'altra volti le spalle per sondarla alla ricerca del difetto da palesare agli occhi di un qualsivoglia uomo.



Nonostante l'evoluzione, l'emancipazione delle donne, in molte persiste questa competizione con le altre, piuttosto che un confronto costruttivo.
Sprecano energie nell'invidia e nell'aggressiva rivalità verso le altre, energie che andrebbero rivolte verso la crescita interiore di sè e la realizzazione esteriore, finendo per ritrovarsi senza la lucidità e la consapevolezza dei loro limiti..in una involuzione che si estende a macchia d'olio avvelenando qualsiasi rapporto umano.
La donna non è l'oggetto che viene scelto dall'uomo detentore del potere, non deve lottare con le altre per conquistarsi le attenzioni dell'uomo o per essere scelta tra le altre.
Noi donne abbiamo una nostra identità, nostre emozioni, nostre capacità di scelta, non siamo inferiori all'uomo, non abbiamo bisogno di sminuire le altre donne per conquistare l'attenzione di un uomo, la sua considerazione, la sua comprensione.
Quando tutte le donne, finalmente, lo capiranno, e si comporteranno di conseguenza, gli uomini saranno migliori e conseguentemente  il mondo sarà straordinario.

Dulcamara - Sesta puntata

Questo è un racconto di pura fantasia, ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.





Decisi di interrompere il flusso dei ricordi di Luisa..era evidente che sarebbe entrata in scena lei..ma io avevo stabilito di non fare iniziare il suo percorso di analisi dalla nascita, piuttosto il nostro sarebbe stato un viaggio a ritroso. "Fermati qui, Luisa." Mi resi conto che mi stavo accendendo una sigaretta..non lo facevo mai quando avevo clienti nello studio..ma Luisa fumava senza sosta..quindi..potevo concedermi uno strappo alla regola! Lei mi fissò interrogativamente, come se non comprendesse la mia richiesta che non ammetteva repliche.
 "Parlami della tua famiglia attuale, tuo marito, i tuoi figli. Che tipo di madre sei con loro?"
 Ebbi l'impressione che un'ombra oscurasse i suoi bellissimi occhi..raramente mi sorprendo delle reazioni dei miei pazienti, ma quella volta lo fui..alla parola "figli" mi sarei aspettata che il viso le si illuminasse..
Spense nervosamente la sigaretta nel posacenere sulla scrivania, si morse le labbra e accennando un sorriso rispose "Paranoica, secondo Arnaldo!" "Spiegami, perchè secondo Arnaldo sei una madre paranoica?" Si passò nervosamente la mano tra i capelli, abbassò lo sguardo, poi sussurrò "Non so..devi chiederlo a lui".





Stava imbastendo una sorta di minuetto e non era quello che volevo ovviamente, per cui sorridendo ma con lo sguardo fermo e deciso la incalzai: "Lo sto chiedendo a te, Luisa. Mi hai detto che hai un maschietto ed una bambina, entrambi in età scolare. Come ti rapporti con loro?"
Finalmente si decise a darmi una risposta "Sono una mamma ansiosa, sono una mamma fragile, non riesco ad avere autorevolezza con i miei bambini, cedo facilmente ai loro ricatti, a volte mi sento io bambina di fronte alla loro disarmante sicurezza infantile!"






 Annuii con comprensione, quindi le dissi "Ti va di raccontarmi qualche aneddoto?"
Si accese l'ennesima sigaretta "Il maschietto, Giorgio, mi fa disperare per studiare, io mi sgolo per spiegargli le lezioni e lui invece di ascoltarmi sbircia quello che fa la sorella, stuzzicandola"
  "E la sorella? Lei è più diligente nello studio?" Finalmente aprì il suo volto ad un sorriso "Si, lei studia volentieri, è nella rosa dei più bravi della classe"
"Forse Giorgio fa i capricci nello studio per attirare l'attenzione?"
Luisa mi guardò interrogativamente "Ritieni che in qualche modo io mostri più attenzione verso Stella?" Sorrisi complice "Non necessariamente, ma alcuni tuoi comportamenti possono far arrivare questo messaggio al bambino"
Si mordicchiò il pollice nervosamente, riflettendo, poi ammise annuendo "In effetti con la bambina tendo ad essere più protettiva, ma nello stesso tempo è quella su cui riverso di più la mia ansia."
 La fissai trattenendo il suo sguardo che cercava di svicolare e le chiesi a bruciapelo "Perchè sei più protettiva con la bambina, cosa temi di più rispetto al maschietto?"
Sostenne il mio sguardo e rispose con il tono di chi afferma una verità ovvia "Perchè noi donne siamo quelle più indifese alla lunga, siamo più bisognose di protezione, no?"
 "E Stella tende ad approfittare della privilegiata protezione?"
 Annuì, affermando "Si, a volte lo fa..altre è lei che manifesta un senso di protezione nei miei confronti..quando mi vede preoccupata per qualcosa..Un giorno, in cui ero particolarmente giù..- dovette fermarsi perchè le lacrime le salivano agli occhi, quindi completò la frase con la voce rotta -".. mi accarezzò e mi chiese -Mamma sei felice?- e quella domanda innocente mi ha sconvolta!"-
 Si asciugò gli occhi scusandosi, e alla mia risposta che era libera di piangere, si lasciò andare ai singhiozzi che le scuotevano il petto.





Le porsi un fazzolettino di carta,  lasciai che desse sfogo all'angoscia che le affliggeva l'animo, e decisi di sospendere il colloquio.

lunedì 4 giugno 2012

Dulcamara - quinta puntata

Questo è un racconto di fantasia, ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.



Miriam non potè fingere con i suoi come se niente fosse e tenere il dolore dentro di sè, si confidò quindi con la madre, che dopo un primo momento di stupita disapprovazione, le dimostrò comprensione e solidarietà.
Le chiese se era il caso di parlare della sua breve storia con la famiglia di Peter, ma Miriam si ritrasse sostenendo che non avrebbero compreso l'intensità e la magia dei giorni trascorsi con Peter..data la brevità della loro storia l'avrebbero ridimensionata ad un semplice flirt.
Il loro era stato invece quello che chiamano "coup de foudre" ?





Per lei sicuramente lo era stato..prima di Peter non aveva avuto nemmeno un ragazzo..qualche simpatia, ma non era mai andata oltre a qualche fuggevole bacio..
Erano gli anni delle contestazioni studentesche, del femminismo, molte ragazze inneggiavano e praticavano il libero amore, uscivano con i gonnelloni a fiori e le magliette trasparenti senza reggiseno sotto, contestavano i genitori, polemizzavano con i professori nelle università, ascoltavano le canzoni di Joan Baez...







Miriam era diversa dalla moltitudine di ragazze che frequentavano l'accademia..non riusciva a fare gruppo con loro, si stava in disparte suscitando spesso la loro ironia..anche per il suo abbigliamento.
Vestiva spesso con abitini smilzi alla Audrey Hepburn, oppure pantaloni a sigaretta e magliette di una misura più abbondante, aborriva le zeppe su cui troneggiavano piuttosto goffamente le sue coetanee, sceglieva sempre ballerine o scarpe chanel, notando la maniera insolente con cui la squadravano alcune di loro.






Le capitava di isolarsi immergendosi nelle sue letture, tra una lezione e l'altra, loro declamavano Karl Marx e Jean-Paul Sartre, lei leggeva rannicchiata D.H.Lawrence e W.S.Maugham...
I giorni trascorrevano ma il ricordo di Peter non sbiadiva, piuttosto tutto attorno a lei lo ricordava..vedeva un ragazzo alto e biondo e sentiva un doloroso tuffo al cuore, le capitava casualmente di ascoltare un dialogo tra turisti inglesi e le rieccheggiavano le parole sussurratele da Peter...e dopo un mese si accorse che lui le aveva lasciato una parte di sè...