martedì 24 settembre 2013

Rocchetti e pistole - Undicesima puntata



Cettina cuciva giorno e notte per confezionare quanti più abiti poteva, così da accontentare le richieste delle sue clienti ed essere pagata subito e profumatamente.
Tagliava, univa i lembi con gli spilli,  imbastiva la notte e l'indomani rinforzava il tutto passandolo a macchina. Era instancabile e oltre a confezionare abiti su ordine si ritagliava anche uno spazio per cucire vestitini per i suoi bambini e qualche abito per lei.





Spesso rimanevano grossi ritagli dagli abiti confezionati e le signore generosamente li lasciavano a Cettina consapevoli che con le sue mani ne sarebbero venuti fuori piccoli tesori per i suoi bambini.
Le stoffe dai colori chiari o in fantasia erano destinate per confezionare abitini o gonnelline leziose per Anna, invece i tessuti più sobri, dai colori scuri o comunque smorzati venivano trasformati in pantaloncini per Mattia.




Anna era incantevole con i boccoli neri, gli occhioni scuri, le guance rosee e la boccuccia deliziosamente imbronciata; Cettina godeva a confezionarle vestitini capricciosi che lei indossava saltellando di gioia. 
La osservava pavoneggiarsi e ridere felice con i dentini bianchi come piccole perle e provava una stretta al cuore se pensava che per i suoi bambini non era improbabile ipotizzare un futuro fatto di stenti e difficoltà, esattamente come era successo a lei.
La domenica quando si recava in chiesa con i bambini e sua madre, allungava lo sguardo verso le prime file, dove sedevano le signore a cui lei confezionava gli abiti, impettite ed eleganti, con  mariti e prole accanto.
 I mariti avevano tutti un'aria solenne, alcuni erano addirittura tronfi, si salutavano tra loro, appartenenti alla stessa selezionata, ristretta cerchia, non degnando di uno sguardo le gente comune.
I bambini avevano già quella bellezza data dal benessere e dai modi aggraziati e misurati con cui si muovevano o parlavano.




Le signore quando si recavano in sartoria per le prove o il ritiro degli abiti erano gentili, scambiavano qualche parola con Cettina, le chiedevano dei bambini, ma quando la incontravano in chiesa, appena lei accennava un timido sorriso, pronta a salutarle, fingevano di non riconoscerla e tiravano dritto col naso in su senza profferire parola!
Faceva eccezione ovviamente la signora Carla, l'unica che si voltava sorridendo per salutarla..ma lei era una persona eccezionale, appunto, e Cettina, giorno dopo giorno ne avrebbe avuto la conferma.

giovedì 12 settembre 2013

Rocchetti e pistole - Decima puntata




Riassunto delle puntate precedenti : Anna è una bella ragazza di  quindici anni e si ritrova subito dopo la guerra, sola con la madre, in quanto il fratello risulta disperso in Russia, mentre del padre si sono perse le tracce dopo essere andato in America in cerca di un pò di fortuna e benessere per sè e la famiglia.Quello tra i suoi genitori era stato un vero e proprio colpo di fulmine, seguito dalla "fuitina" e dal matrimonio. Il giovane dopo un primo periodo di difficoltà riesce a trovare lavoro in un ristorante gestito da una famiglia di italiani, nel quartiere "Little Italy".
Durante la lontananza del marito, la giovane donna, rimasta sola con due bambini, piuttosto che rivolgersi ai familiari suoi e del marito, inizia a lavorare presso una sarta e riesce a farsi apprezzare sia dalla sua datrice di lavoro che dalle clienti.
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Cettina avrebbe voluto per i suoi bambini una vita più facile, non voleva che loro crescessero negli stenti come lei, non voleva che si ritrovassero senza un padre..e mai avrebbe voluto che conoscessero l'orrore della guerra, della quale lei, anche se allora era piccola, serbava un ricordo angosciante.
Per questo quando arrivavano le lettere di 'Ntoni si sedeva con i due bambini accoccolati ai suoi piedi e leggeva a voce alta ciò che scriveva il loro padre, orgogliosa di sapere leggere così bene e di ricordarsi ancora le regole della grammatica, così da correggere simultaneamente gli errori grammaticali ed ortografici del marito.




I bambini la ascoltavano, Anna era troppo piccola e dopo un pò appoggiava la testolina riccioluta sulle ginocchia della madre e si addormentava succhiandosi il pollice. Il maschietto invece ascoltava con espressione seria, da vero ometto, facendo esclamazioni di sorpresa o ridendo divertito in base a quello che descriveva il padre nel suo stentato italiano.
Narrava di un paese lontanissimo, immenso e irraggiungibile agli occhi di un bambino, e il padre, per il fatto che riusciva a resistere, da solo, in un luogo così diverso dalla propria terra, veniva da lui visto coraggioso come un eroe.



 'Ntonio scriveva di strade asfaltate grandissime e lunghe, di palazzi talmente alti che neppure se ti mettevi col naso in su riuscivi a vederne la cima in alto.
Ma quello che affascinava di più il bambino era la descrizione del ponte chiamato "Brooklyn", era lunghissimo e stava sospeso sul fiume, appoggiato solo in alcuni punti a dei piloni che s'immergevano nella profondità del fiume.


Collegava l'isoletta dove viveva suo padre con le altri parti della città, e ogni giorno tantissima gente lo attraversava, chi a piedi, chi con il carretto, chi con la carrozza, chi più fortunato e ricco con l'automobile.



Mattia faceva tante domande alla madre come se lei da quelle parole scritte su di un foglio potesse trarre delle vere e proprie storie avventurose!
La sera nel giaciglio accomodato in cui dormiva, Mattia chiudeva gli occhi e viaggiava con la mente, si immaginava camminare a fianco al padre con la  manina nella sua,  grande e callosa, percorrere il ponte magico a piedi, lui girava la testolina a destra e a sinistra e vedeva altri bambini camminare con i loro papà, ma parlavano quella strana lingua a lui incomprensibile..e si addormentava così, abbracciando suo padre con il pensiero , convinto che così non gli sarebbe potuto succedere nulla di male.

sabato 7 settembre 2013

Interviste famose: Nino Buonocore..ed il suo lessico..musicale!

  1. Adelmo Buonocore, ai più conosciuto come Nino Buonocore, è uno dei miei cantautori preferiti,  quando lo ascoltai per la prima volta, anni fa,  rimasi subito affascinata dal timbro della sua voce, con le corde vocali che vibravano d'emozione, e dalla raffinatezza  dei  testi (spesso vere e proprie poesie) su cui tesseva il suo lessico musicale.
    La sua canzone "Scrivimi", una delle più belle nel panorama musicale degli ultimi decenni, mi ha scaldato il cuore e placato le angosce in un periodo sofferto della mia vita.



    Non è mai stato un "cantante per tutti", o uno che ha cantato di tutto, non si è mai fatto omologare nè stritolare dalle major discografiche.
    Lui incide pezzi solo ed esclusivamente dietro ispirazione, dettati da sensazioni ed emozioni..ed è per questo che è ritornato dopo nove anni di silenzio, cantando, nella sua maniera misurata e delicata.. di rivoluzione.
    Ha accettato di rispondere alle mie domande, con la naturalezza e spontaneità che può avere solo una persona speciale...ed è con emozione che vi rendo partecipi dell'intervista!




    1.Dopo nove anni ritorni dai tuoi fan storici (tra loro ci sono anch'io) con il cd "Segnali di umana presenza", dove arricchisci la tua vena lirica ed intimista con un linguaggio musicale jazz, come nella canzone "Serena", mentre in "Lessico del cuore" ed "Un amore qualunque", sembri omaggiare il collega Ivano Fossati, perchè ascoltando le due canzoni, c'è qualche sfumatura che  lo ricorda. Inoltre in "Un amore qualunque" l'accordo struggente del sax fa semplicemente venire i brividi! Intatto rimane il connubio con il tuo storico co-autore, ovvero Michele De Vitis. Spiega a noi fan qual è il significato del titolo del tuo nuovo cd.

R. Questo progetto nasce dall’esigenza di comunicare il mio punto di vista musicale e letterale attuale, in un mondo pigro e svuotato di qualunque curiosità.
In effetti stiamo progressivamente perdendo quella centralità dell’uomo che lo ha reso protagonista della storia dell’umanità. Oggi siamo lobotomizzati dal potere economico che detta i nostri ritmi, inibisce la nostra capacità creativa perché tutto deve essere in armonia con un “sistema capitalistico e consumistico” che non tollera quelle eccellenze che possano sovvertire gli equilibri di una società ormai appiattita su se stessa.

  1. Perchè questo silenzio durato ben nove anni? Per mancanza di ispirazione? O perchè hai sentito la necessità di un percorso musicale ed introspettivo?

R. Nove anni possono sembrare tanti e pochi….dipende da cosa succede in questo lasso di tempo. Non credo che ci siano stati in questo periodo grandi stravolgimenti, grandi accadimenti. La musica non è certo cronaca, ma ha bisogno degli stimoli che il nostro vivere comune fornisce, per darci modo di analizzare e riflettere sui mutamenti della nostra società. Se non si muove foglia….non si riempirà nemmeno il pentagramma!

  1. Sei un raro esempio di coerenza nel panorama musicale, nel senso che la misura, la riservatezza, la delicatezza con cui porgi le tue emozioni attraverso la musica, la dimostri anche nel privato, perchè ti sei sempre tirato fuori dalle feste, da tutto ciò che è modaiolo e gossipparo. Quanto ti è costato difendere la tua identità di cantante ed uomo?

R. Credo sia solo una questione di indole. La poca attitudine ad atteggiamenti e comportamenti modaioli e gossippari…come li definisci tu…credo faccia parte della mia educazione rivolta soprattutto all’amore per i contenuti più che alla forma. Può darsi pure che abbia perso tanti treni nella mia vita….ma forse mi avrebbero portato in luoghi che non mi piace frequentare….

  1. Il tuo amore per la musica è qualcosa che hai ereditato, respirato fin da bambino, o è stata una rivelazione in un ambiente che nulla aveva a che fare col mondo musicale?
R. In casa mia si è mangiato pane e musica da sempre. Anche perché non c’è mai
stato molto da mangiare…Tutto è nato da un bisogno di sentirmi integrato in
contesti in cui la mia modestissima economia mi creava qualche piccolo disagio.
Ho imparato così a scrivere canzoni per “contare” di più…era la mia unica arma e
credo di averla sfruttata anche bene. Poi la passione per la musica ha fatto il resto.
  1. Quale musica ascoltavi da ragazzo, quale genere preferivi e a quale cantante ti sei ispirato quando hai inziato a creare canzoni tue?

R. Ascoltavo di tutto. Tutto ciò che arrivava in casa mia lo trangugiavo. Dai Doors ai Beatles ai Rolling Stones per finire ad Antoine, Aznavour e Battisti. Non credo di essermi ispirato a qualche artista in particolare, ma ad un certo punto della mia carriera ho assecondato la mia predilezione per personaggi come James Taylor, Donald Fagen, Doobie Brothers che hanno indubbiamente connotato la mia musica in maniera determinante.

  1. Se non sbaglio fino ad una decina d'anni fa la tua espressione musicale era decisamente poetica, intimista, attenta alle sfumature ed ai particolari e dove la chitarra era lo strumento privilegiato ; come è avvenuta questa "contaminazione" jazz..dove la musicalità coincide con l'improvvisazione, i colori accessi, l'uso di tanti strumenti, soprattutto la tromba ed il sax?

R. Ho sempre pensato che uno strumento rappresenti un colore diverso. Un pittore usa la sua tavolozza per esprimere la sua “visione” delle cose come a me piace utilizzare tutti gli strumenti per la stessa ragione. Una tromba o un qualunque altro strumento che scelgo, a mio avviso, può caratterizzare meglio un passaggio particolare, un fraseggio, una melodia per rendere più comprensibile, nella sua forza poetica e narrativa, il tutto.

  1. Com'è nata una delle canzoni da me più amate, ovvero "Scrivimi" , l'hai scritta dopo la fine di una storia d'amore, oppure per la delusione verso qualcosa che poteva "nascere" e invece è finita prima ancora di iniziare?Il timbro della tua voce è rimasto immutato negli anni, è dovuto ad uno stile di vita sobrio e senza eccessi?

R. Scrivimi è un connubio vincente testo-musica difficilmente raggiungibile. In
genere brani come “scrivimi” nascono da forti emozioni “latenti”…per ragioni che a
volte sono oscure anche per noi stessi che le scriviamo…E’ un momento in cui il
nostro vissuto si cristallizza improvvisamente in una canzone che viene fuori quasi
automaticamente. Sul timbro della voce devo deluderti…ho uno stile di vita che
farebbe borbottare qualunque fonoiatra….fumo molte sigarette ma al di là di
questo vizio che non riesco a combattere…non ne ho nessun altro!

  1. Quando componi una canzone parti da un'emozione e dopo accordi le note con la chitarra oppure avviene il contrario? Io anni fa suonavo (male) la chitarra e ho scritto qualche canzone, partendo prima dai versi gettati giù in seguito ad un'emozione e dopo vi adattavo sopra gli accordi.

R. Non ho un metodo abituale per comporre…a volte un pensiero richiama immediatamente una melodia ed una tessitura armonica…altre volte accade il contrario…l’importante è che le due cose si avvicinino naturalmente, senza forzature. Bado soprattutto a questo.

  1. In un mondo, anche musicale, dove l'improvvisazione, l'omologazione, la superficialità ed il chiasso prevalgono, la tua presenza, che si distacca nettamente da ciò, ha la bellezza perenne e discreta della perla..una rarità, appunto. E' sempre stato naturale per te rimanere indifferente al canto di alcune sirene discografiche, o a volte sei stato tentato di cedere ad un certo tipo di lusinghe?

R. Per mia fortuna ho un caratterino niente male!....Mi sono sempre battuto strenuamente perché le mie idee non fossero manipolate da nessuno. Tutto questo comporta certamente il rischio di essere lasciato solo quando le cose non vanno bene, ma non ho mai avuto paura delle difficoltà, prendendomi sempre le mie responsabilità. Non amo le persone che salgono senza alcun merito sul carro del vincitore!

  1. Se dovessi dare un suggerimento ad un giovane che si affaccia nel panorama musicale, cosa gli consiglieresti?

R. Gli direi semplicemente di aspettare il suo momento, senza forzare il destino. Tutto ciò che fa parte di un percorso di crescita finisce nel tuo bagaglio di esperienze, e ti consente di superare le innumerevoli difficoltà della vita. Un momento di flessione lo superi facilmente se dentro hai la tempra per farlo. Per la stessa ragione un momento di successo non ti esporrà mai al rischio di sentirti stupidamente onnipotente!
Tuttavia bisogna saper cogliere le occasioni al volo cercando di difendere accanitamente le proprie idee….perchè saranno proprio quelle prima o poi a determinare il proprio successo. Ne sono convinto.
  1. Le mie domande finiscono qui, grazie per la tua squisita disponibilità, hai realizzato uno dei miei sogni: chiacchierare ambilmente con uno dei miei cantautori preferiti.

Grazie a te e buon lavoro!