mercoledì 27 febbraio 2013

Rocchetti e pistole -. Quarta puntata



Le rispettive famiglie, messe davanti al fatto compiuto, dovettero ricorrere al matrimonio riparatore tra i due giovani che avevano avuto il colpo di testa fuggendo insieme una notte di inizio estate.
Concettina era poco più di una bambina e su questo si incentrarono le rimostranze dei suoi genitori nei confronti della famiglia di Antonio, costretta ad ammettere che l'intemperanza del figlio, ormai uomo, aveva avuto la meglio sull'ingenuità ed incoscienza della ragazza.
Ma il giovanotto dimostrò di essere sinceramente innamorato della ragazza e si mostrò con la testa sulle spalle, offrendo le sue braccia robuste a più proprietari terrieri, lavorando duramente dall'alba fino a quando non morivano le ultime luci del giorno.
Rifiutò di andare ad abitare nella casa dei suoceri, e affittò una stanza in un vecchio fabbricato a due piani, l'arredò con una vecchia madia datagli dal padre, due materassi imbottiti di fieno poggiati su  tavole di legno sostenute  da  trespoli di ferro, il bagno era all'esterno come nella maggior parte delle case di allora, e dovevano condividerlo con i membri della famiglia che abitava al piano di sopra.



Cettina si ritrovò da un giorno all'altro donna, con una casa da accudire, il focolare da attizzare e su cui preparare la cena calda quando la sera Antonio tornava dal duro lavoro.
Era una vita dura e difficile fatta di solitudine e sacrifici, ma la passione che le riservava la notte Antonio, quando finalmente si ritrovavano abbracciati sul giaciglio, la ripagava di tutto.
Nove mesi dopo nacque il loro primo bambino, un maschietto sano e vivace, a cui misero il nome del nonno paterno, Mattia.

venerdì 8 febbraio 2013

Rocchetti e pistole - Terza puntata



Cettina si ritrovò sola con i suoi bambini, in uno stato di sconforto e solitudine; suo marito, prima di partire per l'America le aveva lasciato quei pochi risparmi messi da parte, e aveva provato a rassicurarla dicendole: "Non ti lascio sola con i bambini, c'è tua madre, ci sono i miei genitori ed i miei fratelli, rivolgiti a loro per qualsiasi necessità o problema."
Lei aveva pianto sconsolata, capiva le motivazioni di quella partenza così drastica, in un mondo lontanissimo e diverso dal loro, ma non riusciva a provare conforto.
Suo marito, l'uomo che amava e su cui lei contava per ogni cosa, adesso era lontanissimo, un oceano e migliaia di chilometri la dividevano  dal suo 'Ntonio,




così forte e coraggioso, e poi passionale, lei riandava con la mente alle loro notti piene di amore e piangeva calde lacrime...




Quello tra lei e 'Ntoni era stato un amore a prima vista, si erano piaciuti subito, ad una sagra del paese, lui era il più bello e virile tra i ragazzi, con la canottiera che gli scopriva le spalle robuste ed i bicipiti muscolosi, e sorridendo, mentre cavalcava con studiata lentezza il suo mulo, scopriva una fila di denti bianchissimi.
La notò subito dall'alto della sua postazione, lei, fresca e vergognosa, arrossì abbassando i bellissimi occhi color giada, quando si accorse che lui la fissava sorridendo.
Cettina camminava accanto a sua madre, per l'occasione aveva indossato l'unico vestitino non rattoppato che aveva, con il corpetto aderente che  evidenziava il seno ancora acerbo.



Lo sguardo leggermente impudente di quel ragazzo le bruciava sul collo, sulle spalle, avvampò di timoroso desiderio e abbassando lo sguardo sollevò la veletta sui capelli neri, come a proteggere la sua mente dai pensieri impuri.
A nulle valse la sua prudente ritrosia; sei mesi dopo, tra pettegolezzi e sussurri, Antonio e Concettina, incapaci ormai di stare lontani l'uno dall'altra, fecero la loro "fuitina" d'amore.

lunedì 4 febbraio 2013

Rocchetti e pistole- Seconda puntata


L'arrivo non fu meno traumatico per i passeggeri di terza classe;  se quelli di seconda  potevano  andare a terra senza passare dall’isola, poiché i funzionari salivano a bordo all’entrata del porto e li esaminavano là stesso, gli emigrati della terza classe, invece, dovevano scendere al porto e salire sui battelli che li avrebbero condotti ad Ellis Island. Lì venivano sottoposti alla visita medica e se presentavano dei difetti o problemi di salute, venivano contrassegnati con del gesso sulla schiena e sottoposti ad ulteriori controlli oppure venivano forzatamente rimpatriati.
Gli zoppi, gobbi, menomati, ciechi o con difetti psichici, gli anziani, venivano tutti rispediti nei paesi di origine.
A causa delle condizioni disumane di sporcizia e sottoalimentazione in cui versavano durante tutto il periodo della traversata, molti passeggeri si ammalavano di dissenteria, colera e  molti morivano.
La cosa migliore che poteva capitare era di prendere i pidocchi..Antonio prima di partire, allertato al riguardo da un suo concittadino, aveva rasato i capelli a zero.




Antonio constatò cosa significava essere trattati come animali, alcuni poliziotti si rivolgevano a loro con modi sbrigativi e quasi violenti; vide uomini stravolti, provati dalla traversata, che non avanzavano abbastanza velocemente, colpiti con violenza a colpi di manganello sulle gambe, sulla schiena.
Fortunatamente lui era giovane, con una salute di ferro ed un carattere di acciaio e non si lasciò scoraggiare dalle prime spiacevoli esperienze.
Negli Stati Uniti, in quegli anni di grandi flussi migratori, ci fu una vera discriminazione tra immigrati del nord Italia, dalla carnagione bianca, ed immigrati del sud Italia, per la maggior parte di statura bassa e con la pelle scura, a tal punto che i nostri meridionali vennero definiti dagli americani "Not white"!!






E fu così che il "not white" Antonio Munafò venne accolto in America, andando a vivere, insieme ad altri 30 0 35 uomini "not white" in una topaia fatiscente che avrebbe potuto accogliere non più di sei persone!

sabato 2 febbraio 2013

Rocchetti e pistole- Prima puntata




Anna era una  ragazzina di appena 15 anni, ma era già bell'e formata, il seno prosperoso, la vita stretta sotto cui si allargavano i fianchi , aveva il tipico fisico a clessidra.
L'altezza si era assestata sul metro e cinquanta, davvero poco..ma con i tacchi, quando sua madre le avrebbe consentito di portarli, avrebbe dato l'impressione di essere un po' più slanciata.




Lei e sua madre erano due reduci della povertà e della guerra..da anni ormai erano da sole, i due uomini, ovvero marito-padre e figlio-fratello, che avrebbero dovuto dare loro protezione e sostentamento, erano spariti nel nulla.
Suo padre esasperato dalla miseria e bruttura in cui erano costretti a vivere, tra la due grandi guerre aveva deciso, con  enorme atto di coraggio, e, con profonda disperazione della moglie, di imbarcarsi su una nave che conduceva in America.
Altri suoi concittadini avevano tentato l'avventura dell'America, ed erano riusciti a trovare un lavoro che consentiva loro di spedire i guadagni ottenuti alle famiglie in Italia.





E fu così che Antonio Munafò, di anni 27, sposato con Concettina Scalisi, e padre di due bambini, un ometto di sei anni ed una bimbetta di 2, andò a Napoli e da lì salì su un piroscafo in compagnia di altri compaesani,  adattandosi con i compagni di viaggio nella stiva, poichè quello consentivano i biglietti di terza classe.  Destinazione: America.




La traversata fu lunga e disagiata, i passeggeri di terza classe erano stipati in spazi angusti  nel ventre della nave, riposavano su sacchi di paglia  e al puzzo dovuto alla scarsa igiene della maggior parte dei viaggiatori, si mescolava quello delle urine e dei pannolini dei bebè stesi su corde improvvisate.
Antonio appena poteva si rifugiava sul ponte e, sedutosi per terra, accordava malinconiche note con l'armonica a bocca.