lunedì 28 maggio 2012

Dulcamara - Quarta puntata

Questo è un racconto di fantasia, ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.








Scoppiò la passione tra la studentessa di belle arti e l'avventuroso inglese di bell'aspetto...furono giorni indimenticabili per la ragazza, che costretta entro le regole imposte dai genitori, potè assaporare il gusto della follia, della trasgressione, dell'incoscienza.
Ma arrivò il momento per Peter, questo era il suo nome, di partire, lui ed il suo amico dovevano completare il giro verso altri posti sconosciuti e poi tornare in Inghilterra.
Miriam si rese conto che non poteva chiedere di più a quella inaspettata, inebriante, breve storia che l'aveva fatta sentire viva e felice, si accontentò della consapevolezza che il ricordo di quei giorni l'avrebbe tenuta sospesa sulle ali dei sogni e della felicità..




Il giorno dell'addio Peter la tenne stretta a sè per alcuni interminabili minuti, poi tenendole il viso tra le mani sussurrò: ".You're the most beautiful and sweet girl that I know." Le lacrime facevano capolino tra le lunghe ciglia di Miriam..accidenti si era ripromessa di non piangere..
Peter asciugò le lacrime con i baci, le promise che l'avrebbe chiamata, il giorno prima aveva scarabocchiato il suo numero telefonico su un pezzetto di carta che aveva riposto nel taschino della camicia.
Sarebbe stato difficile riprendere la normale vita in famiglia..i suoi genitori erano all'oscuro di tutto, presi com'erano dai loro impegni, neppure sua madre si era accorta della nuova luce che le faceva brillava gli occhi ..
Dopo due giorni di silenzio Peter la chiamò da una cabina telefonica, le parlò dei nuovi posti che stavano visitando, fu tenero e le disse con quella voce cantinelante " Baby I miss you so much.."
"I too" rispose Miriam con il cuore che le faceva le capriole in petto, non credeva che lui l'avrebbe richiamata sul serio.
Ma il destino spesso è portatore di avvenimenti da noi certo non desiderati ma già tracciati..e nel destino di Peter c'era l'incontro con la morte dopo aver assaporato le dolcezze dell'incontro con Miriam.
Il tardo pomeriggio di un venerdì mentre faceva autostop con il suo amico sul ciglio di una strada statale, venne travolto da un'auto pirata il cui conducente fuggì via senza prestare soccorso.





Miriam lo seppe giorni dopo, si trovava già in un stato di nervosismo causato dal lungo silenzio di Peter..stava dubitando delle sue parole, iniziava a credere che si fosse già dimenticato di lei, forse attratto dagli occhi di un'altra ragazza..
Suo padre aveva lasciato il quotidiano datato tre giorni prima, sulla consolle, e lei, come guidata da una mano invisibile, lo prese con indolenza e si mise a sfogliarlo..qualche pagina dopo venne attratta da un breve che parlava di due giovani turisti inglesi travolti da un'auto pirata..
Sentì un tuffo al cuore e tremando continuò a leggere esclamando "Dio fa che non sia vero" e quando lesse i nomi scaraventò il giornale per terra gridando tra le lacrime "Nooooo....noooo..non può essere vero..."





Seppe poi che Peter era morto mentre era in ambulanza ed il suo amico un'ora dopo il ricovero in ospedale. Non c'erano testimoni al momento dell'impatto, nessuno che poteva dare qualche ragguaglio sull'incidente così da poter risalire all'auto pirata. Erano rimasti riversi sull'asfalto per un pò prima che passasse un'auto e il conducente chiamasse i soccorsi.

Nell'espormi i particolari di quel lontano, tragico avvenimento, Luisa si commosse e dovette fermarsi, chiedendomi un pò d'acqua. Poi, con le mani tremanti si accese una sigaretta, e scostandosi i capelli dalla fronte con un ampio gesto, mi disse guardandomi negli occhi: "E' incredibile quanto possa essere lunga la mano del destino, no?"
Compresi il significato di quella sofferta affermazione e annuii rivolgendole un sorriso pieno di comprensione.

martedì 22 maggio 2012

Dulcamara - Terza puntata

Questo è un racconto di fantasia, ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.




Luisa si mostrò sorpresa di sentire la voce di Arnaldo al telefono, non immaginava di essergli entrata dentro, non si rese subito conto che lui era già innamorato la notte dopo il primo..rendez vous...
Per il loro successivo incontro Arnaldo le fece trovare il letto cosparso di rose rosse e mentre lei vi si tuffava sopra ridendo le gridò felice: "Tu sei la rosa più bella!"
Durante l'amore si ripetè una cosa che lo aveva stupito: Luisa nell'attimo dell'orgasmo gli tempestava le spalle di piccoli pugni e subito dopo si rannicchiava su un fianco silenziosa.
Trovava la cosa piacevolmente insolita, sapeva che ogni donna esprimeva il proprio godimento in maniera diversa, chi in silenzio, chi emettendo gridolini di piacere, chi graffiando..
Dopo l'amore lui guardava estasiato la curva dei suoi fianchi snelli, le lunghe gambe ripiegate, i capelli che scendevano ad onde sulla schiena...






Solo il suo prolungato silenzio lo lasciava perplesso..avrebbe preferito che lei continuasse a baciarlo o che gli sussurrasse "ti amo"..e quando le chiedeva se c'era qualcosa che non andava lei si girava a guardarlo con gli occhi lucidi e gli sorrideva dolcemente.
Luisa si avvolgeva di un'aura misteriosa che lo intrigava, era riluttante a raccontare di sè, al contrario di lui che sentì subito l'esigenza di aprirsi completamente.
Lei si divertiva a presentarsi in diverse, immaginose maniere, un giorno era una principessa triste che per sfuggire alla noia della vita di "palazzo" cedeva al suo corteggiamento, consapevole che le rigide etichette a cui doveva sottostare non le consentivano un'unione con un comune borghese.
Il giorno successivo era una spia dell'est in missione segreta in Italia e i loro incontri le servivano da copertura, per non insospettire gli agenti dell'FBI che le stavano già alle costole.
Un altro giorno ancora era una discendente dei Romanoff, i suoi lontani progenitori, rifugiatisi in Italia, seppur nobili, per sopravvivere si erano adattati ai lavori più umili, per cui la sua famiglia viveva modestamente e lei contribuiva economicamente facendo lap dance nei locali, sperando nelle mance dei suoi ammiratori per arrotondare lo stipendio.






Una sera Arnaldo, dopo averle parlato della sua famiglia, fermò sul nascere la sua immaginazione posandole dolcemente un dito sulle labbra "Basta favole..voglio sentire la reltà adesso!"
Le morì il sorriso sulle labbra e abbassando lo sguardo sussurrò che la sua realtà era per lei imbarazzante e faticosa.
Imbarazzante perchè nasceva come "figlia del peccato" e faticosa perchè il disagio in cui era vissuta fin dall'infanzia le pesava come un macigno sul cuore.
Sua madre era stata una brillante studentessa all'Accademia di belle arti di Bologna, proveniva da una famiglia benestante che vantava pittori e scultori.
Arnaldo ebbe il sospetto che stesse inventando un'altra delle sue storie e la bloccò chiedendole se stesse dicendo la verità.
 Luisa fissandolo rispose che era seria, e proseguì nell'esposizione della storia della sua famiglia.
Durante una mostra di pittura, la madre conobbe un giovane affascinante, era inglese e si trovava a Bologna in vacanza con un amico.
 Le spiegò, nel suo stentato italiano, che si erano avventurati con i sacchi a pelo sulle spalle e pochi spiccioli e tra un autostop e l'altro stavano girando per tutta l'Italia.
 Un viaggio on the road alla Jack Kerouac...la ragazza rimase affascinata e il suo cuore mise le ali  sfuggendo a qualsiasi freno razionale..





martedì 15 maggio 2012

Dulcamara - seconda puntata

Questo è un racconto di fantasia, ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.







Luisa era una bellissima donna dall'aspetto aristocratico, alta e sottile, la carnagione chiara e luminosa, folti capelli biondi che le ricadevano sulle spalle, occhi azzurri e penetranti che mi fissavano indagatori.
Durante il nostro primo colloquio si accese una sigaretta dopo l'altra, ascoltando distrattamente le mie domande, e rispondendo a monosillabi, tra una nuvola e l'altra di fumo.
Ad un certo punto, cercando di scuoterla da quell'apatia, le chiesi a bruciapelo "Luisa, vuoi davvero che io ti aiuti?".
Lei abbassando i bellissimi occhi rispose annuendo, quando li rialzò erano velati di lacrime.
"Allora fidati di me, sono qui per aiutarti,  voglio guarire la tua anima, però devi aiutarmi a farlo."
Spense l'ennesima sigaretta e accennando un sorriso mi disse "Va bene. Iniziamo..posso parlarti di me?" Sentii un tuffo al cuore..si era stabilito il contatto tra noi!
Le chiesi di iniziare descrivendomi la sua vita attuale, istintivamente avevo deciso di iniziare con lei un persorso a ritroso, piuttosto che fare un brusco salto nel passato, che avrebbe potuto acuire il suo stato di angoscia. Perchè i suoi problemi sicuramente risalivano all'infanzia o all'adolescenza, e nel suo caso ritenevo più corretto terapeuticamente fare un graduale percorso a ritroso, gradino dopo gradino l'avrei fatta scendere fino all'abisso tenendola per le mani, rassicurandola che io non l'avrei lasciata lì.






La sua vita scorreva da alcuni anni sui binari di un'apparente normalità, un marito innamorato, due figli ancora piccoli, una bella casa, un lavoro nell'azienda della famiglia del marito.
Lei e Arnaldo si erano conosciuti una sera in un pub, lei era da sola, e la cosa aveva incuriosito il suo futuro marito, solitamente le ragazze non vanno sole in luoghi come quello, sono sempre accompagnate da un ragazzo o sono in gruppo con le amiche.
Lei era seduta sullo sgabello con un bicchiere di prosecco in mano, le lunghe gambe accavallate messe in mostra da una minigonna vertiginosa, quella sera indossava una parrucca di ricci rossi, che le dava un'aria più aggressiva, il suo sguardo vagava sulle persone senza soffermarsi su nessuno in particolare.






 Quando lei fece per accendersi una sigaretta, lui fu pronto ad offrirle il suo accendino..e scoccò la scintilla.
Arnaldo rimase subito affascinato da quella ragazza così diversa dalle altre...oltre a sentirsi terribilmente attratto.
Sentiva che non aveva mai desiderato tanto una ragazza e la sua immaginazione aumentava di pari passo con il desiderio..si vedeva disteso su di lei e le sue lunghe gambe che gli cingevano i fianchi...
Quella sera stessa fecero l'amore e grande fu la sorpresa di Arnaldo quando lei, dopo essersi spogliata con movimenti lenti e aggraziati, si tirò i ricci con forza liberando una cascata di capelli biondi che le arrivavano quasi ai fianchi..





In altre circostanze Arnaldo avrebbe tacciato per "facile" una ragazza che gli si concedeva la sera del  primo incontro ma con Laura era tutta un'altra storia..si convinse che lei si era subito concessa perchè lo riteneva diverso da tutti gli altri..
Il giorno seguente Arnaldo non riusciva a togliersela dalla mente, dalla pelle, riassaporava i momenti di intimità condivisi con lei, si erano scambiati i numeri del telefono, ma non voleva mostrarsi ansioso di rivederla..provò, inutilmente a resistere..la sera la chiamò.

venerdì 11 maggio 2012

Dulcamara - prima puntata



Questo è un racconto di fantasia, ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.





Sono una psicoterapeuta e nel corso degli anni ho avuto in terapia diverse tipologie di pazienti, tutti differenti nella loro unicità, ma tra tutti una in particolare mi è rimasta "dentro", ed anche se sono passati alcuni anni dall'ultima seduta, quando, guarita e come rinata, mi ha salutato abbracciandomi e piangendo per la commozione, mi capita spesso di andare con il pensiero a lei, e di chiedermi "Chissà se è felice?". La prima volta che venne nel mio studio, era accompagnata dal marito, e il quadro che mi si presentò davanti era sconfortante: Luisa, era questo il suo nome, aveva il viso contratto dall'ansia ed i suoi occhi mi fissavano pieni di sofferenza.






 Il marito la guidò verso la sedia accanto alla mia scrivania, rivolgendole parole rassicuranti.
 Lei obbedendo docilmente si sedette e cominciò a fissarsi le mani, belle, lunghe ed affusolate. Notai che si era mangiata le unghie quasi fino a farsi sangue.
Chiesi al marito da quanto tempo la donna fosse in quello stato che, non osai dirlo ad alta voce, ma dentro di me definii "inferno emotivo", e mi rispose da qualche mese. Mi fece un ragguaglio sulla moglie, spiegandomi che  era sempre stata un soggetto ansioso, di un'ansia comunque contenuta, solo in alcune circostanze si era alzato il livello dell'ansia, ma subito dopo la situazione tendeva a normalizzarsi. Mi resi subito conto che Luisa, la chiamerò da adesso per nome, soffriva di un disturbo o di un disagio che risaliva sicuramente a tanti anni prima, forse addirittura all'infanzia. 
Qualcosa che era accaduto in un periodo lontano e che lei si era imposta di rimuovere, riuscendoci solo in parte,  e sotto la pressione di un qualche avvenimento avverso o doloroso risaliva a galla.





Chiesi se recentemente era successo qualcosa che aveva potuto riacutizzare il suo stato d'ansia, ed il marito dopo aver riflettuto, mi spiegò che nell'arco di un anno aveva perso la madre, dopo una lunga malattia, e il patrigno, all'improvviso, per un infarto. La perdita della madre era qualcosa a cui era preparata, essendo ammalata da anni, probabilmente la mancanza improvvisa del patrigno l'aveva destabilizzata. Sicuramente c'era molto da lavorare, la mia previsione fu che sarebbero stati necessari diversi colloqui prima di riuscire ad inquadrare la natura del suo disagio.



domenica 6 maggio 2012

Quando l'amore fugge via - Sedicesima ed ultima puntata



Questo è un racconto di fantasia, ogni riferimento a fatti e persone èpuramente casuale.









Fabiana era preoccupata per il dolore che sconvolgeva il piccolo cuore di Giuseppe, come lei temeva il bambino aveva preso male la separazione dei genitori ed ogni sera telefonava al suo papà pregandolo di tornare a casa.
Furono serate penose in cui Fabiana provava a confortare il bambino con tutto l'amore possibile, ma la consapevolezza che i suoi genitori non sarebbero più stati insieme, era causa di dolore per lui.
Dopo un pò, preoccupata  per le possibili conseguenze  sul suo bambino, riflettè su cosa avrebbe potuto attutire la sofferenza e decise di allargare il nuovo nucleo familiare con un cucciolo di cane.
Un pomeriggio portò con sè Giuseppe nel canile comunale, c'erano diversi cuccioli, ed uno in particolare si avvicinò al bambino, scodinzolando e saltellando. Era di un bel color miele con due tenerissimi occhi nocciola, l'impiegato del canile li informò che era di taglia piccola, quindi adatto per stare in un appartamento.





Fabiana incrociò lo sguardo con quello del suo bambino..e ciò che vide gli fece bene al cuore..gli occhi di Giuseppe brillavano di felicità come non succedeva da tanto tempo!
E così Miele(questo fu il nome che gli scelse Giuseppe) entrò a far parte della famigliola, e Fabiana constatando, da subito, con quanto amore e gioia Giuseppe gli si dedicò, benedisse in cuor suo la presenza del cagnolino, nonostante l'impegno che comportava.
Miele divenne l'ombra di Giuseppe, la mattina dava il buongiorno al bambino tirando con i denti la coperta e la sera si addormentavano insieme sul divano.
Tra lei e Sergio era in corso la causa di separazione, inizialmente avviata sui binari della consensualità,  con il passare dei mesi stava deragliando sulle rotaie della conflittualità.
Sergio non rispettando gli accordi presi con i rispettivi avvocati, non le dava l'assegno di mantenimento per il bambino, non lo prendeva regolarmente con sè, e le volte che lo faceva lo lasciava a casa dai nonni.
Dal momento che Fabiana non intendeva continuare a subire, lo esortò duramente a mantenere gli accordi ricordandogli che prima di qualsiasi altra persona veniva suo figlio.
Si scontrarono quella volta e tante altre, Sergio mise in atto comportamenti scorretti nei confronti di Fabiana che si rese conto di avere poche tutele contro la sua arroganza e la sua irregolarità.




Iniziò una vera e propria guerra tramite gli avvocati, situazione che stressava notevolmente Fabiana, oltre alle spese che doveva sostenere, senza poter contare sul mantenimento del bambino che le spettava.
Ottenne comunque che prendesse con sè regolarmente, nei giorni che gli spettavano, il bambino, senza lasciarlo dai nonni, tranne che nei fine settimana che dedicava alla donna con cui continuava la sua storia.
Alcuni mesi prima che arrivasse il giorno dell'udienza dal giudice avvenne uno sviluppo dei fatti che non lasciò sorpresa Fabiana.
Lei conosceva bene gli attori dell'accadimento, quindi se ciò che avvenne ebbe una vasta eco e sorprese tante persone, non suscitò alcuna meraviglia nell'animo di Fabiana.
La donna con cui Sergio l'aveva tradita, la donna con cui lui continuava a stare, aveva intrecciato una relazione con il suo gemello..e ad appurarlo era stata la cognata di Sergio...un'altra moglie tradita!
Un intrico degno delle peggiori telenovelas!!!





Contrariamente a Fabiana che aveva gestito la situazione con discrezione e prudenza, l'altra moglie cornificata dal marito e tradita dall'amica, ebbe una reazione da tragedia greca, dal canto suo la mantide si defilò velocemente lasciando i gemelli..soli e..spaesati!
Quando venne il giorno dell'udienza il giudice, come da prassi, fece il tentativo di riconciliazione, e questa volta, Fabiana fu sorpresa, perchè Sergio aveva dichiarato al giudice che voleva provare a riconciliarsi con sua moglie!
Fuori dal tribunale Fabiana si diresse verso Sergio che l'aspettava fermo, con il viso chino e un'aria imbarazzata. Gli si piantò davanti e sibilò con rabbia "Cos'è, uno scherzo? Vuoi farmela pagare per i casini in cui ti sei cacciato? Perchè quella assurda dichiarazione al giudice? Non vuoi proprio lasciarmi in pace?" Sergio alzò gli occhi, e Fabiana si accorse delle occhiaie e di quanto fosse pallido..ma non provò niente..niente..nessuna considerazione..era questo che le aveva lasciato..il niente. Quando si decise a risponderle Fabiana restò frastornata "Non è uno scherzo..in questi ultimi mesi ho avuto modo di riflettere..e ho capito tante cose..tra queste, una cosa mi fa soffrire..la consapevolezza del male che ho fatto a te e a Giuseppe.."finì la frase con la voce che gli tremava.
Fabiana chiuse e aprì gli occhi più volte..scosse la testa..non era possibile, non adesso..era troppo tardi..se le avesse detto quelle parole un anno prima sarebbe stato diverso..adesso no.
L'amore era fuggito via, lontano, troppo lontano per poterlo riprendere...





Sergio fraintese il suo silenzio e proseguì accoratamente "Dimmi che c'è anche una sola speranza..per noi.. c'è il nostro bambino.."
Come in un film iniziarono a scorrere nella mente di Fabiana le scene dei torti subiti ...Sergio che le inveiva contro sprezzante definendola donnicciola... lei che lo supplicava, invano, di uscire insieme il giorno del suo compleanno...lui che andava fuori le sere sbattendo la porta...lei che scopriva i messaggi sul cellulare..le notti trascorse da sola bagnando il cuscino di lacrime...i singhiozzi del bambino che lo supplicava di non uscire e le sue risposte scostanti  infastidito dal pianto...la protervia con cui aveva gestito la separazione..le calunnie di cui l'aveva ricoperta...
Si accorse che le lacrime scendevano liberamente sulle sue guance...ma non soffriva..non sentiva alcun peso...alcun dolore..solo rammarico per il tempo  sprecato dietro quell'uomo..da niente.






Si asciugò le lacrime e rispose "Mi spiace Sergio..l'amore è fuggito via..ed è rimasto il niente"
Si strinse nel cappotto scossa da un brivido..poi si allontanò veloce, Sergio sentì il ticchettio dei suoi tacchi a spillo allontanarsi sempre di più. Poi niente.