giovedì 2 febbraio 2012

Vecchia e nuova schiavitù seconda parte- Riflessioni

La prima parte si può concludere qui ricordando che con la guerra di secessione ci fu l'abolizione della schiavitù, quanto meno sulla carta, perchè nella quotidianità i neri d'America hanno continuato a subire discriminazioni e ritorsioni da parte dei bianchi.

Oggi ci sono nuove forme di schiavitù, nonostante essa sia stata definitivamente abolita con la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo nel 1948.

La schiavitù di oggi è trasversale sia come tipologia che come caratteristica dei soggetti che la subiscono.

Quella che più mi fa star male è la schiavitù applicata ai bambini.
Molti di loro, in alcuni paesi, vengono costretti a lavorare piuttosto che andare a scuola come sarebbe giusto.
Sono sottoposti a lavori duri, frustranti, disumani, sono sottopagati, vessati, picchiati.
Sono bambini a cui viene rubata l'infanzia, viene negato il diritto di giocare, il bisogno di sognare.

In altri paesi vengono sfruttati sessualmente, sono strumenti innocenti, indifesi, del turismo sessuale.

Un'altra schiavitù, sempre in determinate aree geografiche, riguarda le donne, anch'esse sfruttate lavorativamente, sottopagate, umiliate.
Altre vengono ingannate e si ritrovano in un paese straniero con il miraggio di un lavoro che le riscatti dalla miseria..e vengono costrette a prostituirsi!

Infine la schiavitù a cui vengono sottoposti tanti uomini, costretti a fuggire dal loro paese per miseria o guerra, e si ritrovano in un paese in parte ostile, dove i datori di lavoro li trattano in maniera disumana, sfruttandoli, sottopagandoli, annullando la loro dignità di uomini.

Ma anche chi impone una condizione di schiavitù ad un uomo, è schiavo egli stesso.
Schiavo nella mente e nell'anima della sua brutalità, della sua meschinità, del suo odio misto a paura verso che ritiene altro da sè.
Se il vessato subisce una schiavitù esteriore, il vessatore è ottusamente schiavo della sua non umanità.

Lo schiavizzato può trovare la forza o l'occasione per rendersi libero.

L'oppressore no, rimarrà sempre impigliato nella lercia melma della sua brutalità.

E noi? Oltre che inorridire, disapprovare, cosa possiamo fare?
Nel nostro piccolo possiamo fare dei gesti quotidiani che ci consentano di mostrare il giusto atteggiamento, che ci discosti dalla bruttura morale degli oppressori.
Un piccolo, insignificante esempio: quando sostiamo davanti ad una bancarella di uno di questi giovani ragazzi neri dagli occhi di cerbiatto, se decidiamo di acquistare un oggetto, diamo loro quanto ci chiedono(che non è mai tanto) anche se fosse più del valore effettivo, riflettiamo un minuto sull'universo di sofferenze ed umiliazioni che c'è dietro.


E alla fine proviamo a salutarli con un sorriso ed un "grazie"; per loro varranno più di mille euro!

Vi abbraccio!

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