domenica 3 novembre 2013

Wendina - L'indomita panterina - Settima puntata











Un aspetto buffo della convivenza tra gatti e cane fu che Bruna, per imitazione, imparò a fare dei balzi incredibili con un’agilità tutta..felina, e ben presto, con un salto imparò anche lei a salire sul tavolo!

Ovviamente Milly dimostrò la sua bontà ed il suo istinto materno anche con un rappresentante della razza canina, infatti più di una volta scoprimmo lei e Bruna sonnecchiare accucciate l’una a fianco all’altra.

Bruna rimase con noi soltanto un anno, poi nella nostra vita subentrò Roberto, questa volta un umano adulto interessato a me, che volle sposarci tutte quante e ci trasferimmo in un appartamento più grande, in un condominio dove non accettavano cani in appartamento.

Soffrimmo molto per la separazione, ma ci confortava il fatto che la sapevamo affidata a persone che l’avrebbero curata ed amata.

Consolai Natalia spiegandole che il percorso della vita è fatto di incontri e di separazioni, l’importante era conservare dentro di noi sempre vivo il ricordo di chi, in un modo o nell’altro, percorreva un tratto di strada con noi.

A volte ci sono anche gli addii e la mia bambina dovette provarlo quando Milly ci lasciò per sempre, quasi improvvisamente.

Appena alzata, prima di fare colazione, Natalia correva a salutare le sue amiche, una mattina trovò Milly immobile con gli occhi dilatati che non rispondeva alle sue carezze.
 
Venne dentro piangendo “Mamma, Milly sta male, sta morendo.”

Corsi a vedere di cosa si trattasse, la gatta non rispondeva alle carezze, sembrava non vederci, e quando provai a prenderla in braccio cominciò a ringhiare come se non mi riconoscesse.

Rimasi impressionata, Milly non aveva mai mostrato aggressività nella sua breve vita.

Era stata sempre docile, affettuosa, legatissima a noi, mai una manifestazione di minaccia.

Accompagnai Natalia a scuola promettendole che dopo avrei immediatamente portato Milly dal veterinario.

Mentre ero in sala d’attesa cominciò ad avere convulsioni, io con gli occhi lucidi la accarezzavo e la stringevo a me nella speranza di fare cessare quei movimenti convulsi.

Gli altri clienti, impietositi, mi fecero entrare subito ed il veterinario non potè fare altro che constatare la gravità irreversibile della situazione.

Milly aveva un tumore al cervello, stranamente asintomatico fino a poco prima.

Decisi di farla abbattere perché era straziante vederla soffrire così; per dieci anni avevamo goduto dell’affettuosa presenza di Milly e la sua morte ci avrebbe lasciato un vuoto difficilmente colmabile.

Questo avvenimento rese ancora più difficile il carattere di Wendy, aveva perso anche la sua mamma adottiva, l’unica con cui si scambiava coccole e cuscini.

Per diversi giorni la cercò miagolando, aggirandosi tra i cuscini e gli oggetti di Milly, annusandoli intensamente e guardandosi attorno forse nella speranza di vederla comparire.

Si inasprì ancora di più il suo atteggiamento nei confronti di Cora che si ritrovò a sua volta senza l’appoggio ed il conforto di Milly.

Vorrei ricordare brevemente Milly perché in questa storia lei appare come una figura marginale.

Ci venne affidata da un ragazzino che aveva a casa una coppia di siamesi, quando nacque la cucciolata, dietro nostra richiesta, ci affidò uno dei gattini, Milly appunto.

Lei si dimostrò subito buona, affettuosa, amante della compagnia e dei bambini, si affezionò soprattutto a me, ma era teneramente legata anche a Natalia.

La sua preferita però ero io; era me che cercava sempre, appena io ero seduta saltava sul mio grembo facendo delle fusa rumorosissime e forse mi identificava per la sua mamma perché cominciava a succhiare un lembo del mio maglioncino e affondava le zampette contro.

La sera era un rito per noi, io stavo seduta sul divano a guardare la TV e lei si sistemava in braccio a me, sonnecchiando e facendo le fusa alle mie carezze.

Ricorderò sempre un pomeriggio che stavo malissimo, mi era scoppiata una tremenda emicrania, Natalia era uscita con il suo papà, il mio ex marito, ed io ne approfittai per abbandonarmi distrutta a letto, al buio.

Avevo lasciato la porta del terrazzino socchiusa e dopo qualche minuto avvertii qualcosa saltare sul mio letto, era Milly.

Non avevo neanche le energie per alzarmi e chiuderla fuori, lasciai che lei si sedesse sul letto, e Milly fece di più, si acciambellò appoggiandosi a me, quasi a volermi trasmettere calore ed affetto, e stette lì, ferma, con gli occhi chiusi, tutto il tempo che rimasi a letto.

Non mi lasciò sola neppure per un attimo ed io assaporai quella discreta, preziosa vicinanza addormentandomi profondamente.

Quando mi svegliai lei mi fissava con i suoi occhioni blu, annusandomi il viso con il nasino umido, ed io constatando che stavo meglio glielo dimostrai riempiendola di coccole e alzandomi con lei in braccio e la sua testolina appoggiata al mio viso.

Fu un momento molto intenso tra noi due e non lo dimenticherò mai.

 

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