mercoledì 10 aprile 2013

Rocchetti e pistole - sesta puntata




Cettina sentiva la mancanza del suo 'Ntonio ogni giorno di più, passavano i mesi e ogni tanto riceveva una sua lettera, le scriveva del suo lavoro, sembrava contento, pur soffrendo per la lontananza da lei e dai bambini. Godeva di buona salute, il lavoro gli piaceva, la paga era buona, la famiglia presso cui lavorava era composta da brave persone che l'avevano accolto come uno di loro.
 Chiedeva ardentemente notizie sue e dei bambini, Cettina rispondeva subito alle sue lettere, tranquillizzandolo sulla salute dei piccoli, su come crescessero bene, evitando di preoccuparlo con le piccole beghe quotidiane.
Le esigue risorse economiche che  le aveva lasciato cominciavano ad assottigliarsi, e, contrariamente a quanto lui le suggeriva in ogni lettera, non voleva ricorrere all'aiuto dei suoceri o dei genitori.
Sapeva cucire bene e iniziò a farlo, oltre che per confezionare abiti per lei e vestitini per i bambini, cucendo anche per altre persone, dietro pagamento.
Una vecchia amica della madre, sarta di professione, aveva da poco acquistato una macchina da cucire e Cettina le chiese se poteva recarsi da lei ed usufruirne per confezionare gli abiti; in cambio le dava una mano senza farsi pagare.
Aveva una mano felice nel taglio e una innata fantasia nell'accostamento dei colori, cosa che la sarta notò subito. Ben presto la prese con sè nella sartoria, pagandola settimanalmente.


In città c'era un teatro che spesso dava rappresentazioni di un certo rilievo e le dame, mogli degli uomini più in vista, tutti appartenenti al   "Circolo dei nobili", vi si recavano per sfoggiare abiti all'ultima moda.
Cettina ebbe l'ambizione di puntare proprio su questa tipologia di cliente, che snobbando le sartine di provincia, si recava nella vicina città più grande ed evoluta dove c'erano sartorie più sofisticate.
Scrisse al marito se poteva spedirgli una famosa rivista di moda che veniva pubblicata in America, impossibile da trovare nella loro piccola, arretrata città,  e lui, dopo qualche perplessità iniziale, la accontentò.



Quando, per la prima volta, Cettina ebbe tra le mani la rivista patinata, la accarezzò come una reliquia, la sfogliò in religioso silenzio, osservando le foto di quelle donne bellissime e sofisticate, che sembravano appartenere ad un'altro mondo.
Dovette faticare non poco per convincere la sua datrice di lavoro a proporre alle sue clienti più benestanti i modelli della rivista, ma davanti alle reazioni sorprese ed entusiaste di alcune clienti, non potè che darle ragione ed intraprendere una nuova avventura sartoriale con la sua perspicace allieva.
Il periodo degli anni trenta fu quello dei cappellini con la veletta, degli orli delle gonne che si allungavano, degli abiti che si aprivano alle pieghe, delle spalle che diventavano quadrate per le imbottiture.


Un ostacolo non indifferente per Cettina e la sua datrice di lavoro, fu riuscire a trovare le stoffe adeguate per cucire modelli così ambiziosi.
L'unico negozio di tessuti in città era fornito delle solite stoffe  negli stessi colori; il tessuto in nylon, che sostituiva degnamente la seta e costava meno, era sconosciuto, i colori accesi come il fucsia, non considerati.
Cettina ingegnandosi riuscì a trovare il modo per recarsi nella città vicina, più grande e fornita di diversi negozi di tessuti.
 Un amico di suo padre vi si recava due volte al mese con un calesse, per rifornire di merce  il suo negozio  di drogheria pieno di specialità, e fu ben lieto di condurre con sè Cettina, accompagnata dalla madre, ovviamente.

 La madre la accompagnava con riluttanza preoccupandosi per questa figlia, che da quando il marito era partito, invece di chiudersi in casa con i bambini e condurre una vita appartata, sembrava avere strane idee per la testa.

3 commenti:

  1. ehhh le donne ne hanno sempre di idee strane si sa...vediamo cosa penserà Cettina...

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  2. Quasi una Chanel!! Interessante Cettina!! :-)

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